Chiesa di Santa Maria Elisabetta

È comunemente chiamata dagli artognesi «La Madonnina».

Descrizione

Attualmente non è possibile definire con precisione la data della costruzione di questo importante monumento; basandosi sugli elementi architettonici più caratteristici, è collocabile nel tardo XV secolo.

La facciata ricorda quelle di altri edifici religiosi di età rinascimentale. Il portale d'entrata in arenaria rossa, architravato e lunettato, con un interessante apparato decorativo a rilievo, riporta la data MDXXXII e lo sovrasta un rosone circolare.

Nel lato sud si trova un portale architravato, ancora in arenaria rossa, con elementi decorativi a rilievo e l'incisione di un'altra data: MDXXXVIII. Fra la navata e il presbiterio è addossato il campanile, di notevole altezza, a base quadrata con la cella campanaria che presenta su ogni lato una bifora con l'arco esterno acuto e due archetti a tutto sesto divisi da una colonnina.

L'interno della chiesa è organizzato in un'unica navata rettangolare a tre campate e collegato al presbiterio, pressoché quadrato, da un grande arco trionfale a tutto sesto.

Interessante è l'apparato decorativo costituito dagli affreschi del presbiterio e delle pareti laterali, riemersi dopo i restauri del 1907 e del 1969, molti dei quali rappresentano avvenimenti mariani. La loro attribuzione, come d'altronde una corretta datazione, è tuttora incerta per quanto siano stati citati nomi di rilievo come Callisto Piazza, Francesco Prato da Caravaggio, Giovanni da Marone. Non meno valida è la datazione in quadri della chiesa della Madonnina, con opere come S. Carlo in adorazione, Madonna con Bambino e i Santi Antonio da Padova, Bartolomeo e Barbara, per le attribuzioni dei quali si parla ancora di Carlo Ceresa, Palma il Giovane, G.A. Amatore.

In fondo alla chiesa è tutt'ora collocata una notevole acquasantiera in marmo bianco di Vezza d'Oglio (XV sec.).